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          | La prima edizione di Foglie d'erba è del 1855; ne seguiranno altre 
            otto, ognuna di diverso contenuto. In ognuna, vengono aggiunte nuove 
            liriche; vengono più o meno radicalmente variate le liriche già apparse 
            a stampa; si attribuiscono a esse dei titoli, si variano quelli già 
            attribuiti; si procede a raccoglierle sotto diversi sottotitoli, in 
            raggruppamenti sempre diversi. Come talora indichiamo nelle note, 
            una stessa poesia può essere uscita originariamente senza titolo, 
            cambiarne nel corso degli anni due o tre diversi, essere collocata 
            da Whitman in un determinato ordine, e poi, anni dopo, ricollocata 
            in un ordine (e con una ratio) totalmente differente. Il titolo generale 
            rimane sempre lo stesso; denso di significati diretti e simbolici 
            a diversi livelli, alcuni dei quali esplicitamente suggeriti da Whitman 
            stesso. Tutto ciò, nonché l'organicità dell'immagine delle foglie, 
            ha spesso incoraggiato una lettura "metaforica" della storia editoriale 
            dell'opera poetica di Whitman, per cui il libro sarebbe esso stesso 
            opera naturale e organica "... cresciuta. . come un seme che contenga 
            in se stesso fin dall'inizio ogni suo potenziale di crescita e di 
            forma". Ma prima edizione del 1855, fa seguito, un anno dopo, una 
            seconda edizione, con ventinove nuove poesie. Tutte le poesie in essa 
            contenute recano ora titoli. Si è dunque rinunciato a ricercare direttamente 
            un'unitarietà assoluta, per tentare una, talora ingenua, focalizzazione 
            tematica dei singoli componimenti. Sebbene la ricerca formale ed espressiva 
            rimanga inalterata attraverso i decenni, in questa seconda edizione 
            i titoli sono spia di una certa timidezza di approccio verso il proprio 
            pubblico. Spesso molto lunghi, essi sono quasi sempre una sorta di 
            parafrasi contenutistica della lirica. Quella che poi diventerà "A 
            Song for Occupations" ("Canto dei mestieri") è, ad esempio, nel 1856, 
            "Poem of the Daily Work of the Workmen and Workwomen of These States" 
            ("Poema del lavoro quotidiano dei lavoratori e delle lavoratrici di 
            questi Stati"); e la futura "Boston Ballad" ("Ballata di Boston") 
            era allora "Poem of Apparitions in Boston, the 78th Year of These 
            States" ("Poema delle apparizioni in Boston nel settantottesimo anno 
            di questi Stati"). La terza edizione compare quattro anni più tardi, 
            nel 1860. Per qualcuno è anche l'edizione più significativa. Whitman 
            organizza il libro in sottotitoli e titoli, che costituiscono un suggerimento 
            strutturale complessivo. Abbiamo una "Proto-Leaf" ("o Proto-foglia") 
            in apertura, che precede la sempre importantissima "Song of Myself" 
            (ora intitolata "Walt Whitman"), poi una serie di Chants Democratic 
            seguiti da un altro gruppo di liriche sottotitolato semplicemente 
            Leaves of Grass; e poi i due gruppi che si susseguono con estrema 
            coerenza interna, di Enfans d'Adam e di Càlamus, dove la creazione 
            artistica è direttamente avvicinata alla procreazione, e la gioia 
            del mondo diventa fonte prima di esperienza e di conoscenza. La quarta 
            edizione, del 1867, reca le tracce delle esperienze della Guerra Civile, 
            così biografiche come politiche e poetiche. L'avevano preceduta le 
            poesie di Drum-Taps (1865) (Rulli di tamburo), che solleciteranno 
            così vivamente la fantasia del lettore italiano agli inizi del secolo. 
            Si tratta di poesie molto brevi, specie in considerazione del fatto 
            che esse sono immediatamente seguite da una delle più belle delle 
            lunghe liriche whitmaniane. "When Lilacs..." ("Quando i lilla… "), 
            l'elegia in morte del presidente Lincoln, che è della tarda estate 
            dello stesso aiìiio e viene presentata come "seguito" dei Drum-Taps. 
            Nella quarta edizione un gruppo è intitolato Songs before Parting 
            (Canzoni prima di separarci): ne fanno parte molte poesie anteriori 
            (fra tutte basti citare "As I Sat Alone by the Blue Ontario Shore 
            " già apparsa nel 1856 e passata da una posizione di introduzione 
            a rappresentativa poesia d'addio). La storia della quinta é della 
            sesta edizione non è particolarmente rilevante. La sesta, o edizione 
            del Centenario, che avrebbe dovuto celebrare il centenario della Dichiarazione 
            d'Indipendenza, è parecchio meno ambiziosa di quanto l'autore non 
            si sarebbe ripromesso (un volume sulla Morte e l'Immortalità). Nella 
            sostanza si tratta di una ristampa dell'edizione del 1872, cui si 
            affianca un nuovo volumetto, Two Rivulets (Due rivoli), dal titolo 
            in molti modi allusivo: è infatti inteso come "contrappunto" rispetto 
            alla Centennial Edition, e ripropone prosa e poesia insieme. Rispetto 
            alla prima edizione del 1855, compie un'operazione assai più audace 
            di mixage, interpolandole ad arte ed accompagnandole con note a piè 
            di pagina a carattere autobiografico. L'edizione per eccellenza è 
            quella del 1881, la settima. Non solo perché esce presso un editore 
            di Boston di qualche prestigio, Thayer ed Eldridge, ma anche perché 
            Whitman vuole riorganizzare il proprio canone, quasi fissandone i 
            termini. Soprattutto, dichiara che il grosso del lavoro è ora al suo 
            lettore; chiunque egli sia. ("Alla lunga, il mondo farà quel che vuole 
            del libro".) L'edizione del 1892 (datata 1891) è una semplice ristampa 
            della settima, con due "allegati", Sands at Seventy e Good-Bye My 
            Fancy, e l'ingiunzione all'esecutore testamentario di non mutare mai 
            l'ordine e di stampare qualunque aggiunta, appunto, come tale. Questa 
            è l'edizione impropriamente chiamata dal letto di morte. Impropriamente 
            perché gli amici avevano frettolosamente stampato, perché lui potesse 
            vederla prima di morire, una edizione di un centinaio di copie. La 
            "Comprehensive Reader's Edition" a cura di Harold Blodgett e Sculley 
            Bradley (New York University Press, 1965) si basa sulla "versione 
            autorizzata" del 1892. Foglie d'erba è dunque un'opera unitaria che 
            cresce organicamente su se stessa, o piuttosto un'antologia, ovvero 
            diverse antologie di poesie whitmaniane? Per rispondere a queste domande 
            dobbiamo rifarci a un problema cui si è spesso fatto riferimento. 
            Il problema (ed il tema dell'interlocutore, del tu, cui il composito 
            sé delle Foglie d'erba si rivolge. Questo interlocutore, più spesso 
            di quanto non si creda nella tradizione letteraria americana, è ambiguo. 
            Ambiguo perché sconosciuto. In una tradizione culturale che si va 
            definendo, il lettore è naturalmente indefinito. Lo stesso tema democratico 
            dell'eguaglianza non è emotivamente ed ideologicamente neutro: esso 
            postula l'esigenza primaria del pluralismo, e contemporaneamente la 
            tensione - contraddittoria - ad eliminare, a rifiutare l'altro, il 
            diverso da se. Così Whitman, così Foglie d'erba, così l'America stessa. 
            Non si dimentichi la circolarità delle più note metafore whitmaniane 
            sul libro: egli aveva ingiunto di considerarlo, fisicamente, se stesso 
            ("chi tocca questo libro, tocca un uomo") e, insieme, aveva affermato 
            che Foglie d'erba era cresciuto parallelamente al suo paese. Cioè 
            l'opera è l'America ed è il sé, con ciò stabilendo una serie di equazioni 
            che rendono ciascuno dei tre termini insieme realtà e metafora dell'altro. 
            Ma l'America è anche - e in primo luogo - il tu dell'interlocutore. 
            Essa, fin dalla Prefazione del 1855, dovrà "incontrare a mezza strada 
            il suo poeta", fornendo così un preciso modello e ideale di lettura. 
            D'altronde Whitman ha molte volte, e con insistenza, ripetuto che 
            la forma è significato, che non si ha significato senza il messaggio 
            insito nella forma, e non si ha realtà senza significato. La proposta 
            di Leaves of Grass si traduce, in primo luogo, in una formula dinamica, 
            il cui pieno significato si avrà in un incontro tra l'io che scrive 
            e l'io di chi legge. Dunque un pieno e durevole significato non si 
            ha mai, se non nel tempo, in un continuo rinnovamento di lettori. 
            L'America è, in parte, questa proposta. Prima che realtà geostorica, 
            utopia storico-culturale, essa è fisica e simbolica concrezione dell'io 
            e dell'altro da me; dell'oggi in cui si incontrano l'ieri e il domani; 
            della mobile frontiera dei significati della vita e della morte. Quindi 
            Whitman ci ha fornito non solo un'intenzione di scrittura, ma, se 
            vogliamo, nove diverse intenzioni di lettura. Tante quante sono le 
            edizioni delle Foglie d'erba. Via via che gli anni passano, Whitman 
            è un diverso lettore di se stesso. Come nella sua poesia, nell'incertezza 
            del tu ("chiunque tu sia"), il pronome sfuma semanticamente ed esistenzialmente 
            nel primo pronome personale. E viceversa. In questo modo Whitman non 
            pone limiti, di spazio e di tempo, al "significato" della sua poesia: 
            "Questo è il canto - scriveva nella Prefazione del 1861 - che io non 
            vi offro completo, ma che vi accenno appena perché, con robusto esercizio, 
            lo facciate vostro. Io non ho fatto il lavoro, né posso farlo. Siete 
            voi a doverlo compiere e a fare del canto che segue quello che esso 
            è". |  |