. 2003
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Il ponte

Ma quel vassoio dell'infinito, sfavillante di stelle,
il cerchio, cieco crogiolo di spazio senza fine,
è intaccato dal moto, - soggiogato mai.
Adamo e la risposta di Adamo nella foresta
Lasciò Espero specchiato nelle limpide acque dello stagno.
Ora è l'aquila a dominare i nostri giorni, giurista
della nuvola ambigua. Noi conosciamo il dominio stridente
delle ali imperiose... Lo spazio, istantaneo,
per un attimo guizza, e ci consuma nel suo sorriso:
un lampo all'orizzonte - meccanismi in moto -
e abbiamo risa, o più improvvise lacrime. Il sogno
cancella il sogno in questo nuovo regno del fatto
da cui ci risvegliamo nel sogno dell'atto;
vede se stesso un atomo in un lenzuolo funebre -
l'uomo ode se stesso motore in una nuvola!

"- Storici nelle età future " - ah, sillabe di fede!
Walt, dimmi, Walt Whitman, se l'infinito è ancora come
quando tu passeggiavi sulla spiaggia vicino a Paumanok -
nel tuo solitario vagare ed udivi lo spettro
attraverso la schiuma, la sua nota d'uccello ricadere a lungo... Per te i panorami e questa progenie di torri,
di te - il tema che s'è ampliato nella roccia.
O Vagabondo sulle libere strade spinte sempre avanti!
Non questo nostro impero ancora, ma labirinto in cui gli occhi, come quelli del gran Navigatore senza nave, splendono
dalle grandiose pietre di tutte le cripte
prigioni di traffico preso in un canyon... Confrontando la Borsa, sopravvivendo in un mondo di titoli, - vagano anche
oltre colline dove il secondo legno si perde
sopra le fattorie del Connecticut, pascoli abbandonati, -
occhi di mare e di marea che noti rinnegano. splendidi di mito!

[Hart Crane, Il ponte e altre poesie, Garzanti, Milano, 1984; trad. di Roberto Sanesii]

 
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